PENSIERI

1 – UNA NUOVA CULTURA PSICHIATRICA

L'organizzazione psichiatrica dei giorni nostri abbandona il riduttìvismo materialista che tendeva a definire la malattìa mentale come una malattia del cervello, emarginata nelle istituzioni, per allargare la sua attenzione e la sua osservazione alla società e all'ambiente che può contribuire alla sua esplosione.

Quella dì oggi, a mio avviso, deve essere una nuova cultura psichiatrica centrata sulla persona nell'ambito di una società che deve attuare per l'assistenza tutte quelle soluzioni che da tempo sono state proposte.

Un ultimo accenno al volontariato. Nell'ambito delle problema­tiche inerenti alla sofferenza mentale esso deve essere sostenuto e incoraggiato perché si oppone alla cultura di abbandono con tutta la vivacità e l'impegno che i nostri giovani sanno dare.

Le nuove conoscenze che noi psichiatri riusciamo ad ottenere vengono ad integrarsi con tutte le altre esperienze umane comprese nel rapporto della persona sofferente con il mondo del reale
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JASPERS, grande psicopatologo e filosofo, ha sempre sostenuto che nessuno psichiatra, neppure il clinico più rigido, può prescindere da una sua filosofìa, data la complessità di questa disciplina: così

- il positivista sarà spinto ad agire dalla volontà di applicare alla psichiatria
  le leggi causalistiche delle scienze;

- il fenomenologo, l'esistenzialista, al contrario, saranno portati a
  considerare la dimensione umana di cosienza intenzionale per
  giustificare la strutturazione del sintomo.

Personalmente credo che una ricerca critica e interdisciplinare possa contribuire ad un arricchimento delle indagini e della ricerca e diventare premessa per meglio comprendere la sofferenza mentale.

La semeiotica psichiatrica non si limita ad elencare e a raccogliere i sintomi delle malattie (si pensi all'orientamento clinico di ROSSINI) ma tenta di confrontare la ricchezza dei sintomi e la vitalità del comportamento.

Nell'incontro con il malato ciò che conta sopratutto è comprendere la crisi esistenziale che sottende al dramma umano radicalizzato nella presenza della malattia.

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E se trattassimo i nostri schizofrenici aggiungendo alla terapia con LONG ACTING una psicoterapia individuale o di gruppo, la depressione del malato schizofrenico, descritto da tanti autori, non comparirebbe.

Qual'è il significato? È che l'uomo ha bisogno sì della terapia farmacologica ma ha bisogno anche della terapia della parola, ha bisogno di comunicare con un altro essere umano.

Dobbiamo cercare di umanizzare al massimo con tutte le nostre possibilità questa impostazione perché altrimenti la psichiatria, in cui crediamo, naufragherebbe nel più crudo positivismo.

Oggi il significato più ampio e strutturale del concetto di psicoterapia ha sovvertito i tempi di riferimento di queste concezioni mutando profondamente la concezione di malattia mentale come destino ineluttabile

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Il coinvolgimento degli operatori, al di là della specifica competenza, deve
essere culturale, sociale e politico.

Lo scopo, che in questo caso possiamo chiamare ambizione, è quello di correggere le alterazioni, di eliminare con le opportune terapie i sintomi strutturanti le psicosi, di reinserire il paziente nel suo ambiente e di partecipare alle sue reali aspirazioni.

Il malato non deve soffermarsi nel centro terapeutico di assistenza oltre i tempi strettamente
necessari, nel senso che la sua permanenza deve essere un periodo di
cura ma soprattutto una premessa per il suo inserimento.

Determinante è il ruolo e la funzione dell'operatore sociale psichiatrico che deve essere in grado di valutare le emozioni originate dal rapporto con il paziente, per capire quale richiesta effettiva si nasconde dietro la sua domanda di aiuto.

Le persone che lavorano nelle diverse istituzioni devono essere preparate a comprendere la situazione di chi chiede ma anche ad aiutare il paziente a sviluppare le capacità di uscirne ed a bilanciare la comprensione della richiesta affettiva con la propria emotività.

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                Dagli atti  del Seminario di Studi di Molveno – ACOS TRENTO – 1988 -

2 . SCIENZA E PARAPSICOLOGIA

La considerazione che il nostro mondo scientifico è così poco interessato all’esistenza dei fenomeni super normali, che violano o sembrano violare le leggi fisiche e sottrarsi alle limitazioni fisiologiche o psicologiche dell’individuo, desta uno stupore sempre crescente. Infatti per ogni evento o fenomeno obiettivo o soggettivo che sia,  esiste ed esisterà, in un futuro più o meno lontano, una spiegazione accettabile in termini razionali. Ciònonostante la nostra orgogliosa razionalità si vede talora costretta ad accettare, o almeno a non respingere, la provvisoria spiegazione irrazionale dei fenomeni in attesa del suo superamento, legato al progresso delle conoscenze scientifiche. Creando il metodo sperimentale la scienza ha ristretto il proprio campo di intervento ma ha accresciuto con  la sperimentazione la sua forza.

Ogni fatto o evento per il fatto stesso che “succede”, che “si presenta” all’osservazione dello studioso, appartiene all’ordine dei fenomeni naturali e come tale può (anzi deve) essere studiato e possibilmente anche spiegato, prescindendo da ogni connotazione magica o soprannaturale, tenendo sempre presente come direttiva generale di ricerca quella  enunciata già nel 17º secolo da Francesco Bacone  e tuttora valida “non anticipatio , sed observatio , inde descriptio, postea interpretatio”. Le metodologie di ispirazione matematico-fisica non hanno soffocato l’interesse per i problemi sollevati dai fenomeni della percezione extrasensoriale e della medianità.

La mia formazione antropologica, psicologica e psichiatrica. ha sollecitato la mia curiosità e il mio interesse verso quei fenomeni supernormali mentali e fisici che sono compresi nel termine di para psicologia.

L’approccio dello studioso di fronte ai fatti dell’uomo non può non essere profondamente intriso di umiltà, specie nell’ambito dei fenomeni paranormali;la differenza  empirica, e cioè di riducibilità a parametri obiettivi noti, viene però sempre più frequentemente annullata in condizioni adatte e con l’aiuto di discipline specificatamente dedicate alle funzioni superiori dell’uomo. La constatazione che uomini come William Crookes, Henri Bergson,Charles Richet e Cesare Lombroso , cui la posizione accademica raggiunta non ha impedito di riconoscere la realtà di fatti che superavano gli ambiti del sapere acquisito, costituisce un esempio di profonda fede nei valori dello spirito.

Oggi ci si chiede se gli approcci positivistici , orientati verso l’oggetto e l’evento , saranno nel futuro più fruttuosi degli approcci psicologici orientati verso il soggetto, verso la persona. Ma quello che più caratterizza l’attuale aspetto scientifico della situazione non è tanto la tendenza a porsi nuovi affascinanti interrogativi quanto l’urgenza di risolverne almeno alcuni.


Dalla prefazione al libro “La ricerca parapsicologico oggi documenti e
prospettive” di Leonardo Montoli –  Mursia 2007 -





3.- L’UOMO DI FRONTE ALLA MALATTIA
 
E’ necessario riflettere su come la malattia obblighi l'uomo a ridimensionare la propria esistenza.
 
Di fronte ad essa egli è costretto a modificare le sue prospettive, a interrompere la sua continuità di vita, per porsi in una dimensione diversa, riflessiva e ricomposta
 
La malattia rappresenta sempre, anche nei suoi aspetti più lievi, una specie di catarsi attraverso la quale l'individuo riflette su di sé e sulla prospettiva del suo essere nel mondo.
 
Questa riflessione però sarà breve perché presto ritornerà all'opaco grigiore delle cose di tutti i giorni e dimenticherà la breve parentesi dell'essere autentico che la malattia gli aveva donato


Ciò vale per la malattia in senso generale, per la malattia oggettivata che prende l'uomo nella sua interezza e al tempo stesso lo lascia spettatore della sua sofferenza


La malattia di mente si pone in una prospettiva sostanzialmente diversa Essa non è, o meglio non è solamente, un evento che colpisce l'individuo in un particolare momento dell'esistenza e neppure una semplice parentesi oggettivabile ed enucleabile nella biografia della persona.
 
È un modo di essere e di vivere, un modo di progettarsi, un modo di stabilire rapporti umani.


A volte, nei suoi aspetti acuti, può rappresentare una rottura dell'equilibrio fondato su questo particolare modo di essere e di vivere. Non è mai comunque qualcosa che l'uomo subisce dall'esterno,ma sempre la elaborazione, più o meno drammatica, di una interiorità.


L’esperienza religiosa inquadrata nell’ambito della moderna psicopatologia è un altro elemento determinante per comprendere il valore positivo che essa rappresenta nella delimitazione delle turbe psichiche, siano esse di natura esogena che endogena.


Le motivazioni e le qualità spirituali non sono tuttavia riconducibili ai nostri parametri della psicologia razionale e della psichiatria deterministica, ma rappresentano, a mio avviso, un mezzo di rinforzo e di difesa per il determinarsi dell'Io individuale. Basti pensare all'importanza che può avere una profonda fede religiosa che stimola nell'individuo l'opposizione all'idea di autodistruzione così frequentemente presente nell'evolversi degli stati depressivi.


Una società in cui non sia completa la visione dell'anima umana non può essere considerata autenticamente una società organico-dinamica.


Freud nel suo studio «Mosè e il Monoteismo» osserva: «Quanto invidiabili appaiono a noi di poca fede coloro che sono convinti dell'esistenza di un Ente supremo. Per questo grande spirito il mondo non presenta problemi giacché Egli stesso ha creato tutte le sue istituzioni».


Nella prospettiva di una società fondata su di un organicismo dinamico ontologico si inserisce il messaggio che Clemente Rebora ci ha trasmesso attraverso la sua eccezionale opera letteraria che esprime la più alta voce del novecento poetico.


Il suo atteggiamento religioso si esprime come una pluralità di processi cognitivi, volitivi ed affettivi che si sono sviluppati in un continuo equilibrio evolutivo integrandosi sino a confluire in una relazione intenzionale con l'ineffabile misteriosità di Dio.


Dalla prefazione a “CLEMENTE REBORA” –Edizioni del Moretto , Bresscia 1985